Io sono la perfezione!

 

Dominion: prequel to the exorcist è costruito attorno alla dicotomia tra alto e basso, e nel confronto opponente tra spiritualità e paganesimo: cristiani e turkana, chiesa e tempio, San Michele e il diavolo, il tutto sintetizzato nella statua anteposta alla chiesa in cui San Michele schiaccia un diavolo reale condannandolo all’inferno. Proprio l’ubicazione fisica della chiesa dissepolta, costruita su un tempio pagano, dedicato a un demone a cui venivano offerti sacrifici umani, proviene dal racconto dell’apocalisse di San Giovanni in cui si narra della battaglia degli angeli (anche illustrata negli affreschi e nei mosaici interni alla chiesa) e che costituisce, l’impalcatura religiosa del film, fissata nei due estremi opponenti entrambi di natura umana e “divina”, San Michele/Padre Merrin e Satana/Cheche. “Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo è satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra, e con lui furono precipitati anche i suoi angeli”. (Ap. 12, 7-10). Il dualismo onnipresente nel film, si manifesta anche attraverso il rapporto tra Padre Francis e i Turkana. Quando, guidati da Chuma, l’esponente del Vaticano e Lankaster Merrin si dirigono verso il sito archeologico, essi assistono alla cattura di un animale necessario per un sacrificio. Interpellato da Padre Francis, Chuma afferma: “E’ un sacrificio, le persone lo fanno nella speranza che possa dare protezione. È una cosa necessaria”. (Il riferimento è all’imminente parto di Sebituana), ma Padre Francis ribatte: “La crudeltà non è una cosa necessaria”. Chuma stizzito chiede: “Pensi che siamo dei selvaggi?”, e il prete risponde: “Io credo che alcuni di voi sono brave persone…perse nella confusione”. Siamo nel 1947, ma le affermazioni di Padre Francis, per Schrader sono attuali tuttora. Il regista infatti, sembra voler denunciare l’ipocrisia e la monoliticità di un mondo cristiano incapace di comprendere le differenze.

Non a caso, nel film, i turkana vengono rappresentati come i veri depositari della saggezza, animati da una fede profonda, sicuri e certi delle loro scelte, dediti ad una spiritualità tribale ma genuina, così che, paradossalmente, appaiono loro i veri credenti in contrapposizione agli inglesi cristiani a parole, ma tribali, ignoranti e primitivi nei fatti. Quello di Lankaster Merrin, attraverso le vicende del film è pertanto un viaggio iniziatico, mediante cui sia l’uomo che il prete giungeranno a ritrovare se stessi solo attraverso il confornto con il maligno. Non è casuale quindi, che quando Padre Francis chiede a Lankaster Merrin dove si trova il sito archeologico, questi lo indichi alzando il braccio destro e tendendo l’indice della mano (mentre il dolly si alza oltre le mura del santuario), replicando il gesto (e l’immagine) con cui Padre Merrin ha indicato le dieci vittime all’inizio del film: c’è un lungo filo rosso che lega fatti ed avvenimenti del passato e del presente individuandoli come strumenti necessari per comprendere e conoscere. A confermare i destino prescelto (da Dio) per Lankaster Merrin, interviene anche il dialogo che gli ha con Rachel al termine del racconto del suo passato da internata in un lager. Dopo averla ascoltata, Merrin afferma: “Io credo che Dio voglia che decidiamo tra il Bene e il Male. Io ho scelto il Bene ma mi è capitato il Male”; poi la donna interviene: “Adesso sei in viaggio. Cosa stai cercando?… a volte penso che Dio si veda meglio dall’inferno”, poi gira lo sguardo verso Cheche infermo nel letto e continua: “Guarda questo ragazzo. Dio è qui, in questo ragazzo che non parla…”.

Altro tema caro al regista quello della persistenza del Male sotto forma di incarnazione del potere e dell’uomo. Sia l’incipit olandese che il susseguirsi delle vicende africane sono testimonianza della continuità storica delle dinamiche di potere, così come sono anche riproduzione della traslazione del Male. Quando i soldati inglesi ritrovano i corpi dilaniati dei loro commilitoni, sull’altare della chiesa, uno crocifisso all’ingiù e l’altro fatto a pezzi (i due si erano introdotti nella chiesa notte tempo per rurbare pietre preziose), il Maggiore Granville prima accusa del crimine i turkana (“Perchè i cristiani non fanno certe cose”) poi ordina l’esecuzione di alcuni di loro qualora non emerga il colpevole. Il comportamento di Granville è dunque lo stesso di Kessel: l’esercito inglese agisce come le SS, riproducendo lo stesso schema irrazionale e totalitario. Il Male travalica i tempi e permea gli esseri umani, aiutato in ciò dalla supponenza della presunta superiorità occidentale (con un chiaro richiamo del regista alla contemporaneità). Dovere del cristiano è quello di opporsi a questo assunto, non quello di compiacersi della sofferenza altrui o di comportarsi allo stesso modo di colui che prevarica, nella convinzione di essere “eletto” e pertanto intoccabile. Così, Padre Francis invita Lankaster Merrin a riflettere sul suo mandato e sulla sua vocazione: “Posso parlarle da cristiano a cristiano? Il Male può portarci fuori strada per un certo tempo, ma il potere ultimo della Fede è quello di svelare l’inganno e di fortificare l’uomo. Non per vincere il Male, ma per sopravvivere ad esso”. Merrin snobba le parole del giovane prelato liquidandole come teorie frutto dell’inesperienza, ma è chiaro che in lui si agita il tormento su come agire nel suo ruolo di Servo di Dio. “Voi siete i figli dei profeti e dell’alleanza che Dio stabilì con i vostri Padri, quando disse ad Abramo: nella tua discendenza saranno benedette tutte le famiglie della terra. Dio, dopo aver risuscitato il suo servo, l’ha mandato prima di tutto a voi per portarvi la benedizione e perchè ciascuno si converta dalle sue iniquità”. (At. 3, 25-26). Il servo di Dio è colui dunque, che anche di fronte al Male agisce solo in funzione del Bene dell’uomo e della sua comunità. Le parole di Padre Francis, dunque sono un chiaro richiamo alla vocazione di Merrin e alla sua scelta e professione di Fede, anche se la teoria, risulta infinitamente più facile e comprensibile della pratica. Di quanto le due cose siano lontane tra loro è lo stesso Padre Francis ad averne testimonianza quando, dopo aver pregato al capezzale di Cheche avvicina il crocifisso alla fronte del giovane dicendo: “Dio benedica questo ragazzo”, riconoscendo in lui del Cristo. Proprio in quell’istante il diavolo si manifesta in tutta la sua violenza distruggendo l’idillio e la preghiera del giovane: “Non provare a toccarmi un’altra volta, prete!” e inducendolo a riflettere sul cinismo motivato (e da lui criticato) di Padre Merrin. Per ogni cristiano, c’è un’unica via di salvezza al manifestarsi del Male, quella del Battesimo.

La possessione, in Dominion, prequel to the exorcist, è dunque una forma inconscia di non-vita. L’individuo posseduto vive, suo malgrado qualcosa che non gli appartiene e il suo stato può essere declinato secondo tre tempi: qualcosa mi viene donato, qualcosa mi determina, io vi accondiscendo. Tre tempi che fanno capo alla responsabilità della scelta, che richiamano la SS. Trinità, e che ricorrono per tre volte all’interno del film, secondo la formula del segno della croce, privata però della sua invocazione ad essere: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, ma il Così sia, questa volta è ribaltato di segno. È il Male a manifestarsi diviso in tre passaggi al contempo lontani e limitrofi. Paul Schrader costruisce tre momenti che, attraverso il montaggio alternato di tre vicende diverse costituiscono svolte narrative che si succedono nel progredire del film verso lo scontro finale.

Il primo momento coincide con la profanazione della chiesa da parte dei militari, mentre nella savana i turkana seguono il parto di Sebituana (ma il bambino nascerà morto) e nel sanatorio, il dottor Lamu è intento ad operare gli arti di Cheche. Il montaggio alternato dei tre momenti succitati si chiude sul colpo secco del martello che batte sullo scalpello appoggiato sull’osso della gamba del giovane: la morte è giunta nel villaggio, è dentro la Chiesa, e Cristo non è riuscito ad opporsi.

Il secondo momento è quello del Battesimo di Cheche; mentre Padre Francis officia il rito si vedono i militari inglesi che si preparano allo scontro con i turkana, e parallelamente, questi ultimi danzano per chiedere la vittoria agli spiriti. La battaglia è imminente, ma paradossalmente, viene scongiurata dal manifestarsi del diavolo, che richiama Padre Francis al suo inviti precedente: “Ti avevo avvisato, prete”. Il Male qui si manifesta in tutta la sua forza e Cristo (incarnato dal giovane prete viene abbattuto).

Il terzo e ultimo momento è posto durante il rituale esorcistico e mostra parallelamente la ribellione al cristianesimo del padre di James e Josef, le danze di guerra dei turkana e Rachel che attonita è pronta a suicidarsi. Il montaggio si chiude con la presa di coscienza di Padre Merrin che ricordando il suo passato, ed assumendosi la responsabilità della colpa (ha ucciso Rolf Kessel e così ha condannato a morte l’intera comunità di cui era vicario), ritrova la fede: Cristo ha ritrovato il suo servo, ha riconvertito l’iniquo e ora il diavolo può finalmente essere sconfitto, dando nuovamente forma e sostanza al Segno della Croce (vero nemico di Satana) e al Così Sia (il ritorno dell’equilibrio umano e spirituale).

L’ultima mezz’ora del film è concentrata e chiusa (si svolge tutta nel tempio pagano sottostante la chiesa) nel duello definitivo (ma in realtà iniziale) tra Satana e Lankaster Merrin. La bellezza del demonio è per la prima volta manifesta in tutta la sua forza: non ci troviamo di fronte alla maschera mostruosa di Regan MacNeil, né al volto scavato di Damien Karras/James Venanum; a differenza degli episodi precedenti della saga, infatti, qui il diavolo si presenta con sembianze umane e riconoscibili e, una volta emerso dall’oscurità in cui Dio lo ha condannato, afferma: “Io sono la perfezione”. Di quanto Lankaster Merrin sia necessario al diavolo per vincere la sua battaglia è confermato dal fatto che è egli stesso a spostare le pietre che bloccano l’ingresso della chiesa (quasi come se fosse il Santo Sepolcro), e a concedere a Merrin l’opportunità di entravi. Prima di ciò comunque, Satana ha già lanciato un primo messaggio attraverso il ritrovamento del corpo esanime di Padre Francis: l’immagine riproduce fedelmente quella del martirio di San Sebastiano, spogliato e trafitto dalle frecce. Ma il primo incontro/scontro con Satana, avviene su un piano inaspettato per lo stesso ex prete, visto che, una volta penetrato nel sotterraneo incontra Rachel che si abbandona con lei a dolci effusioni; mentre la macchina da presa con movimento circolare rotea attorno ai loro volti, improvvisamente sullo sfondo compare Satana che dice: “Sei un uomo passionale Merrin. Pieno di appetito. Tu mi chiami crudeltà. Rachel ha riscritto il suo passato dopo averlo distrutto… e Padre Francis mi ha invocato”. Merrin, sdegnato, si rivolge a lui con calma: “Perchè tormenti Rachel?” e il diavolo gli risponde: “Non ha aiutato un altro prigioniero, ha venduto il suo corpo per il cibo. Ha tradito i suoi amici… tu odi Dio Merrin, e perchè no? Dio ti ha dato la colpa e la colpa è un peso insopportabile…Io offro la libertà”. Le parole di Satana, suonano come una sveglia nella testa di Lankaster Merrin, che improvvisamente rivede (sotto forma di visione) il suo passato e vede il peccato mortale commesso quando ha cercato inopinatamente di sostituirsi a Dio, uccidendo Kessel e non riuscendo a salvare l’intera comunità.

Improvvisamente gli è chiaro il significato dei suoi incubi ricorrenti, e una volta tornato dalla stanza re-indossa la tonaca, la stola e il crocifisso: è nuovamente prete, ma è anche “guerriero di Cristo” pronto a combattere contro il Male e a sconfiggerlo. In pochi fotogrammi Paul Schrader riesce dunque a restituire al meglio il senso più profondo e immanente dell’essere cristiani: la scelta, il peccato e la redenzione. Non a caso, una volta rientrato nel tempio, non più come Lankaster Merrin ma semplicemente come Padre Merrin, si rivolge a Satana con queste parole: “Questa terra non è il tuo dominio. Gli uomini scelgono i templi di Dio”; poi “armato” di una fede indistruttibile, evidentemente temprata dal dolore e dalla sofferenza (la croce di Cristo che ogni cristiano è invitato a portare su di sé), porta a termine l’esorcismo e sconfigge Satana.

Il finale apparentemente catartico, è in realtà profetico. L’uomo Lankaster Merrin e il prete sono fusi in un’unica persona, come mostra l’abbigliamento da archeologo sotto a cui si intravvedono il collarino bianco e la tonaca del prete. Una simbologia che il regista adotta per rappresentare la figura di un peccatore/redento, che grazie alla sua imperfezione e fallibilità è riuscito temporaneamente ad allontanare il demonio da quei luoghi. Ha vinto solo la prima di tante battaglie, come gli annuncia lo stesso capo dei turkana attraverso la traduzione di Chuma: “Lui dice che il diavolo se ne è andato dalla chiesa. Ma il demonio è il tuo nemico adesso e ti perseguiterà”. L’immagine finale è quella di Padre Merrin che dall’interno del Sanatorio esce verso la savana: passa sotto un arco (evidente simbolo di rinascita) e si allontana mentre attorno a lui si espande un improbabile nebbia, quella stessa, che nei film precedenti della sagra avvolge, sempre, la presenza e la comparsa dell’esorcista.

di Fabrizio Fogliato

 

DOMINION: PREQUEL TO THE EXORCIST
TITOLO ORIGINALE: DOMINION: PREQUEL TO THE EXORCIST
GENERE: Drammatico, Horror
ANNO: 2004
PAESE: Stati Uniti
DURATA: 117 Min
REGIA: Paul Schrader
SCENEGGIATURA: William Wisher Jr., Caleb Carr
FOTOGRAFIA: Vittorio Storaro
MONTAGGIO: Tim Silano
MUSICHE: Angelo Badalanti, Trevor Rabin
PRODUZIONE: JAMES G. ROBINSON PER MORGAN CREEK INTERNATIONAL
ATTORI: Stellan Skarsgård, Gabriel Mann, Clara Bellar, Billy Crawford, Ralph Brown, Israel Aduramo, Andrew French, Antonie Kamerling, Julian Wadham, Eddie Osei, Ilario Bisi-Pedro, Lorenzo Camporese, Marcello Santoni

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