Tutti i segreti del cinema “freak” di Renato Polselli. Prossimamente sul secondo volume di ITALIA: ULTIMO ATTO

 

Definire cosa è stato il cinema italiano degli anni’70 è praticamente impossibile e probabilmente non ha neanche senso tentare di farlo. La già avventurosa storia del cinema italiano, in quel doppio lustro diventa “fantasmagorica” attraverso l’accumulo, pressochè infinito, di materiali eterogenei e disfunzionali attraverso i quali si costruiscono migliaia di film di ogni genere (alcuni addirittura inventandoli da zero), magari complessivi di un pugno di pellicole, dalla qualità discutibile, con l’unico fine immaginabile di soddisfare ogni esigenza (dalla più rara alla più turpe) di un pubblico “affamato” ma non stupido, pronto a spendere poche centinaia di lire per evadere, almeno per un paio d’ore, dagli anni di piombo. Inevitabile (come ho appena fatto) chiudersi in stereotipi e luoghi comuni per dare spiegazione plausibile a quel periodo storico-cinematografico, come è altrettanto inevitabile non soffermarsi sull’unico aspetto pervasivo e indistintamente comune a tutti i generi: il sesso.

L’Italia repressa del ventennio ’50/’60 si ribella ed esonda con un profluvio di immagini più o meno sessualmente esplicite che attraversano tanto il cinema d’autore quanto quello popolare, scontrandosi inevitabilmente con l’ignoranza censoria e l’ipocrita morale imperante, come testimoniano le parole di uno dei registi più controversi e bislacchi del periodo, a proposito del suo film Rivelazioni di uno psichiatra sul mondo perverso del sesso (1973). Renato Polselli (che firma i suoi film con lo pseudonimo di Ralph Brown) ricorda: “Anche per questo film venimmo denunciati io, il distributore nazionale, quello regionale, il padrone della sala e persino l’attacchino, poveraccio, che aveva affisso il manifesto. Lo ricordo come fosse adesso, si vede, nella locandina, una ragazza seduta, in mutandine, su una sedia, a seno nudo ma coperto dai lunghi capelli. Nella denuncia si diceva che il turgore del sesso della ragazza turbava i minori. Pensate l’ignoranza, il turgore del sesso in una donna…”.

[…]

Ma Rivelazioni di uno psichiatra sul mondo perverso del sesso, indipendentemente dalla fama (inutile e pleonastica) di (s)cult, creata ad arte da fanzinari (che, forse, non l’hanno neanche mai visto), oltre ai suoi discutibilissimi contenuti, al suo impianto fortemente sessista e al meretricio fatto del corpo della donna, è anche un esempio illuminante di come si possa fare cinema in economia, unire temi “alti e filosofici” con immagini di grana grossa e sessualmente esplicite, e realizzare un film anarchico e scoordinato, privo di qualunque buon gusto ma maledettamente affascinate e persino “sperimentale” (sarà così anche per il coevo Oscenità). Il film nasce da un’idea dello stesso Polselli che spiega: “Avendo una certa preparazione in campo psicanalitico, pensai di rappresentare alcuni casi di perversione sessuale realmente verificatisi. Ne venne fuori una rassegna forse bizzarra e disturbante, ma credo non del tutto priva di interesse”. (ibidem) Il regista, nel film, mette in scena questi bozzetti a sfondo sessuale includendoli in una cornice narrativa che dovrebbe conferire agli stessi la patente di autenticità: affida il ruolo dello psichiatra-narratore a Isarco Ravaioli, quello degli studenti a giovani attori provenienti da piccole compagnie teatrali della provincia romana (vanno segnalate Franca Gonella e Melissa Chimenti), e gira il film, in gran parte, utilizzando come set l’abitazione romana di Ravaioli e qualche esterno in zona colosseo e in periferia della capitale, per un costo complessivo di venticinque milioni dell’epoca. Ne esce un prodotto inclassificabile (ma che farà scuola), tutt’ora misconosciuto, derivativo degli pseudo-educational alla Helga, coraggioso e sbrigativo, ma puntuale nel fotografare (in anticipo sui tempi) le derive della “rivoluzione sessuale” e innovativo nel mostrare, senza pudore, argomenti fino ad allora tabù. […]

di Fabrizio Fogliato

Per saperne di più

https://www.facebook.com/Italia-Ultimo-Atto-748884398549337/

 

Scrivi un commento