Nick Ray, Robert Aldrich e Lee Frost: ispirazioni alte e basse su un cattivo tenente
Lt, dunque è un poliziotto, immerso, o meglio, un uomo che resta immerso nel peccato, se ne ritrova asfissiato, intossicato e non può che assorbirne ancora, sempre e di più, come se volesse integrarlo nella sua carne. L’elemento cardine del film – non quello di risolvere il caso criminale – lo stupro osceno, violento e blasfemo della religiosa serve da elemento scatenante per lasciare attraversare dalla Grazia il tenente, all’apice di una follia sublime che equivale a un suicidio. Questi non ha nome, è semplicemente “il tenente” (Lt), ma ha un grado, cioè un ruolo sociale. Lt invece vive la passione (quella delle scommesse), l’ubriachezza (droghe e alcool), l’orgasmo (masturbazione), ma il tutto è letteralmente consumato in solitudine attraverso pratiche auto distruttive e voyeuristiche.
Nel 1974 il regista indipendente Lee Frost (autore di alcuni roughiesnegli anni ’60), produce e dirige un film intitolato: A climax of blue power, firmandolo con lo pseudonimo di F.C. Perl.[1]Il film – poco più di un hardcoresenza particolari meriti cinematografici – può essere considerato come il progenitore grezzo e spurio di Bad Lieutenant. Come sappiamo Ferrara era un assiduo frequentatore dei double-billdella 42astrada e quindi non è da escludere che abbia visto questo film. La storia vede il protagonista Harry interpretato da Jason Carns, impegnato in un percorso – di violenza e sopraffazione nei confronti delle donne – che lo condurrà fino alla morte. Egli di giorno è una guardia di sicurezza ma di notte si traveste da tenente della polizia di Los Angeles e va in giro a violentare ed a umiliare giovani donne, abusando del suo potere fittizio (di impatto “ferrariano” la prima sequenza, dove, dopo aver stuprato una donna la costringe ad uscire sotto la pioggia e a masturbarsi davanti a lui rotolandosi nel fango, sotto la minaccia della sua pistola, mentre lui si masturba guardando la scena da dietro il parabrezza, chiuso nella sua automobile). Tornato a casa si toglie il travestimento e si ritira nella sua stanza a masturbarsi davanti alle immagini in super-8 di violenti loops pornografici. Dopo l’ennesimo tentativo di violenza troverà la morte lungo una strada di campagna dopo essere stato ferito da un proiettile sparato dalla donna che aveva sequestrato in casa.
Lt è ossessionato dallo stupro della suora come Harry è ossessionato dal delitto compiuto da una donna, e il ricorso costante alla masturbazione davanti a realtà pornografiche non può che rimandare alla scena onanistica che vede Lt minacciare le due ragazze in macchina. La parabola autodistruttiva del protagonista di A climax of blue power sembra anticipare di vent’anni – anche nell’uso e abuso di droga per sé e le sue vittime – quella di Bad Lieutenant. Certo il film di Frost è costruito per soddisfare i pruriti sessuali dei frequentatori delle sale a tripla X, ma il suo protagonista (come Lt) passa gran parte della sua vita chiuso in macchina e anzi la sua vettura “truccata” diventa scenografia delle sue violente fantasie sessuali; non ha amici, non parla con nessuno e gli unici rapporti umani sono quelli di violenza che ha con le sue vittime o che vive nelle sue fantasie davanti ai filmini pornografici che vede ogni sera come fosse un’abitudine consolidata, o addirittura la normalità. Anche Harry, nel finale, (come Lt) muore all’interno della sua vettura.
Se A climax of a blue power, nonostante le assonanze, appare più che altro come uno spunto pretestuoso, casuale e frutto di coincidenze, Bad Lieutenanttrova nell’opera di registi importanti e seminali come Nicholas Ray e Robert Aldrich il suo germe poliziesco. Il protagonista di On dangerous ground (Neve rossa, 1951) di Nicholas Ray si chiama Jim Wilson (Robert Ryan) e ha molto in comune con Lt; la vicenda narrata nel film appare come un possibile spunto di partenza per il film di Abel Ferrara: reminiscenze di gioventù fortemente ancorate ad una idea di cinema intransigente e morale come è quello di Ray. La storia di On dangerous groundruota attorno all’ allontanamento dalla città del poliziotto Jim Wilson a causa dei suoi modi violenti e illegali con cui conduce le indagini e interroga i sospettati. Trasferito in campagna si trova a dover risolvere un caso di omicidio ma si innamora della sorella cieca dell’assassino. Una delle frasi più pregnanti e significative del film è quella rivolta al poliziotto da un suo superiore: “Pensa a fare il poliziotto e non il gangster con il distintivo”, che definisce anche la nevrosi del poliziotto e il suo carattere irrequieto e violento connaturato alle dinamiche del suo mestiere.
In Nicholas Ray come in Abel Ferrara, lo sguardo compassionevole e partecipe del regista è sempre dalla parte di coloro che si rovinano a causa dell’impulsività delle loro scelte o che collassano sotto la pressione di un ambiente sociale “nemico” e ostile. On dangerous ground,oltre a quelle caratteriali del personaggio di Wilson, contiene ulteriori assonanze, anche di carattere estetico con Bad Lieutenant, – soprattutto nella prima parte ambientata in città: i neon riflessi sulle vetrine di New York, la notte impenetrabile e minacciosa, l’asfalto umido e riflettente e la luce radente che accarezza i profili dei personaggi, per non parlare degli interni sordidi e degradati e di coloro che popolano locali ambigui e maleodoranti al cui bancone si trovano prostitute, spacciatori e criminali di ogni sorta. Proprio in uno di questi locali – in una delle prima scene del film – Jim Wilson mette in mostra il suo profondo senso morale allontanando una ragazzina minorenne con il duplice obiettivo di non farla bere e di non permettergli di adescare clienti. Poco dopo è Pop Daly (Charles Kemper), uno dei colleghi di Jim a spiegare il suo comportamento violento rispondendo ad una domanda di un collega: “Vedi a forza di bazzicare solo ladri, assassini, ubriachi, ruffiani, puttane e roba del genere, ti convinci che tutto il mondo sia così. E poi col tempo ti accorgi che non è vero… ma è tardi. E’ squallido fare il poliziotto”. In quest’ottica l’esilio forzato ha per Jim Wilson ha un valore salvifico e la ragazza cieca serve da catalizzatore di devianze e orrori metropolitani. Maria (nome non casuale) per Jim è l’equivalente della suora per Lt: entrambe agiscono in funzione del perdono e, come la suora perdona i suoi stupratori, così Maria replica al poliziotto che gli chiede perché abbia fatto entrare in casa gli uomini che volevano farle del male: Perché hanno bussato alla mia porta”; una protegge i suoi violentatori, l’altra il fratello psicolabile, così come la preghiera “estrema” espressa dalla suora (in Bad Lieutenant) durante la confessione, si allinea a quella di Maria nei confronti del fratello assassino (da notare che in entrambe i casi i due registi optano per un primissimo piano “folgorante”): “Signore, ascolta la mia preghiera: perdonalo così come hai perdonato tutti i tuoi figli che hanno peccato. Non distogliere il tuo sguardo da lui”.
Lt è un cinico e, a differenza di Jim Wilson che è un romantico, si avvicina alla Grazia Divina mugugnante e a denti stretti, mostrandosi sì come un peccatore-redento come uomo ma senza mai allontanarsi nel suo mestiere di poliziotto da un concetto ambiguo di legalità. In questo è perfettamente accomunabile ai poliziotti del distretto di Los Angeles protagonisti nel significativo The Choirboys (I ragazzi del coro, 1977) di Robert Aldrich, in cui il regista compie una vera e propria autopsia dell’istituzione mettendo in scena i lati più oscuri e degenerativi della professione senza lesinare su razzismo, devianze, abusi di potere e uso un discriminato della violenza. Ciò che accomuna Bad Lieutenante TheChoirboysè soprattutto la cifra stilistica della rappresentazione del corpo di polizia che, in entrambe i casi, è giocata sul crinale che divide ferocia e parodia, in cui la degenerazione della legalità conduce, inevitabilmente, alla follia come dimostrano il tremendo suicidio della ragazza nera o la rissa con il messicano sul pianerottolo di un palazzo fatiscente come quello in cui Lt incontra il pusher all’inizio del film. Anche l’impianto morale che accomuna i due film è costruito sui parametri assoluti di Bene e Male; lo dimostra il dialogo tra Baxter Slate (Perry King) e Spermwhale Whalen (Charles Durning) nell’abitacolo della macchina di ritorno dall’incontro con la prostituta in cui il secondo rimprovera al primo: “L’alcool e la droga non vanno d’accordo e io te li ho visti prendere insieme”, mentre Baxter replica: “Vedi, in quel collegio di gesuiti dove quella brava donna di mia madre mi ha lasciato per gran parte della mia infanzia, mi hanno insegnato questo: esiste il Bene assoluto oppure il Male assoluto, nient’altro”.
L’aspetto sessuale declinato sulle dinamiche del sado-masochismo, è altresì fondamentale in The Choirboys (nello stesso modo in cui lo è in BadLieutenant) perché la sessualità deviata – per Baxter come per Lt – rappresenta una sorta di fuga da una realtà fatta di dolore e sofferenza quotidiani; un orrore insostenibile da scacciare con il dolore/piacere fittizio della performance sessuale S&M. Ma mentre Baxter, quando viene sorpreso dai colleghi, non regge al peso della vergogna e si suicida, Lt trova nel degrado fisico la forza nervosa e dolorosa per salire il suo calvario fino al raggiungimento sofferto della Grazia. La metropoli – New York o Los Angeles non ha importanza – partorisce dei figli degeneri che, nell’esercizio delle funzioni del potere di legalità, soccombono miseramente alle debolezze degli abusi (resi possibili anche dal ruolo ricoperto) e trovano nella città il loro “inferno” quotidiano come ben dimostra l’utilizzo della luce rossa in BadLieutenant che scandisce i momenti degradanti e involutivi di Lt o l’utilizzo delle feste al parco in The Choirboysche se all’inizio del film sono virate su una goliardia sguaiata e volgare, nel finale non hanno più nulla di festoso ma si colorano dei foschi colori della tragedia e del tradimento.
di Fabrizio Fogliato
[1] Il film è inedito in Italia, ma è uscito in America in DVD per l’etichetta Alpha Blue Archives.