Il giorno del sangue: riflessi di guerra in uno specchio scuro
Ms. 45, apparentemente, si inserisce nel filone dei rape and revenge movie. Il film – come sempre nelle scelte del regista newyorkese – si nutre tanto di cinema “alto” (Buñuel, ma anche Polanski e Scorsese), quanto di sconosciuti e dispersi B-movie. Difatti, Ms. 45, oltre ad essere la potenziale summa teorica di tutto il genere rape and revenge, ne è in qualche modo anche il terminale: porta a termine tutti i discorsi lasciati in sospeso da chi prima di lui ha affrontato i temi dello stupro e della vendetta, come confermano le parole dello stesso Ferrara.
“Questo film lancia uno sguardo sulla potenza femminile. È uno dei pochi film che si siano visti, dove la donna decide e usa per questo il suo mistero, il suo fascino e la sua femminilità. Così sono le donne nella vita reale”.[1]
Se gli altri registi – per incompetenza e desiderio di macabro spettacolo – si fermano al dilemma se sia più o meno giusto vendicarsi di stupri e violenze, costruendo personaggi bidimensionali e manichei, spesso immersi in una discutibile fascinazione di fondo, il regista newyorkese confeziona con il suo film un teorema lucido e implacabile sul contagio del Male.
Nel 1972 il professor universitario Wes Craven e il produttore Sean S. Cunningham portano sugli schermi americani un piccolo film dal titolo: Last House on the left (L’ultima casa a sinistra). I due sono quasi esordienti, hanno alle spalle solo un sexy-educational intitolato Together (id. 1970, interpretato dalla futura pornodiva Marilyn Chambers) ma grazie ai $ 50.000 offerti dalla Hallmark mettono insieme il film che sarà destinato a cambiare per sempre le regole della rappresentazione della violenza. Il film ispirato a La Fontana della Vergine di Bergman, racconta la storia di violenze, stupri, umiliazioni e infine l’uccisione subiti da due ragazze di provincia da parte di un gruppo di evasi feroci e sanguinari. Questi poi, casualmente, durante la loro fuga, troveranno rifugio nella casa dei genitori di una delle due ragazze uccise. Qui, in maniera fortuita la madre scoprirà ciò che è successo e d’accordo col marito metterà in atto una selvaggia e rabbiosa vendetta.
Se da un lato viene rappresentata la famiglia borghese e bigotta tipica della provincia americana, dall’altro, i due registi, costruiscono una “famiglia” sui generis (quella dei delinquenti) indicativa della rabbia e della disperazione che attraversano la gioventù americana in quel determinato periodo. Questa composta da Krug, (David A. Hess) e la sua banda rappresenta il fallimento del flower-power e il crollo delle illusioni di poter costruire una nuova società da parte di una generazione che muore, non solo fisicamente ma anche ideologicamente, nelle foreste del Vietnam. Il film, semplicistico, zoppicante, nella seconda parte davvero inverosimile – tale e tante sono le incredibili circostanze che ci guidano verso il sanguinoso epilogo – voleva essere nelle intenzioni di Craven e Cunningham una riflessione critica sul nucleo familiare, visto come coacervo di tensioni, violenze e rancori.
Se questo obiettivo rimane solo sfiorato, il film ha importanza per come rappresenta in modo crudo ed efferato, e compiaciuto, la violenza, la rabbia e l’animalità dell’uomo, figlia, come ricorda lo steso Craven delle immagini di morte proventi dalla guerra nel sud-est asiatico. La morte in Last House on the left è lenta e comporta grandi spargimenti di sangue, a differenza di tutto il cinema precedente, e in particolar modo nel genere western dove invece appariva veloce ed edulcorata. Il film nonostante i tagli, le censure e le polemiche ebbe grande successo e diede vita ad un filone ricco di opere ciniche e talvolta rivoltanti per il modo in cui spettacolarizzano ed enfatizzano la violenza sessuale e la successiva vendetta. Tra questi ricordiamo: Lipstick (Stupro, 1976) di Lamont Johnson, Axe (id. 1974) di Frederick R. Friedel, Exposè (La casa sulla collina di paglia, 1975) di James Kenelm Clarke e l’italiano La settima donna (1978) di Franco Prosperi. Questi ultimi due, anomali nella loro struttura rispetto agli stereotipi del genere, presentano due interessanti varianti che ritroviamo nel film di Ferrara.
di Fabrizio Fogliato ©
[1] Da intervista di Scott Tobias in The onion, citaz. Internet, traduzione nostra