I LIBRI DI INLAND #6
Con la rabbia agli occhi. Itinerari psicologici nel cinema criminale italiano
di Fabrizio Fogliato con prefazione di Romolo Guerrieri
Bietti Edizioni, 2022
Itinerario n.01: andata: La città dell’oro (stralci)
I fatti di cronaca nera permettono di comprendere una data realtà sociale: ne evidenziano i meccanismi, ne esplicitano i segreti, fanno emergere il tessuto crudele che la sottende. Il crimine agisce nello spazio di quello che Sigmund Freud ha definito unheimlich.
Non c’è dubbio che esso appartiene alla sfera dello spaventoso, di ciò che ingenera angoscia e orrore, ed è altrettanto certo che questo termine non viene sempre usato in senso nettamente definibile, tanto che quasi sempre coincide con ciò che è genericamente angoscioso. […] Il perturbante è quella sorta di spaventoso che risale a quanto ci è noto da lungo tempo, a ciò che ci è familiare1.
Il presupposto finalizzato al solo impatto dell’elemento perturbante distorce e attutisce la portata del fatto di cronaca. Entra in gioco la mimesi che si crea tra l’evento reale e l’effetto/impressione che suscita. Qualcosa di magmatico, intraducibile, persino non rappresentabile nella sua essenza più profonda, perché, come dice Alessandro Manzoni,
coloro che hanno quel gusto di fare il male, ci mettono più diligenza, ci stanno dietro fino alla fine, non prendon mai requie, perché hanno quel canchero che li rode2.
[…]
E questo accade, in La tratta delle bianche, quando la macchina da presa di Comencini esplora l’interno della sala da ballo infilandosi negli spazi anonimi, negli interstizi in cui si nascondono i segreti più inconfessabili. Al centro la pista da ballo, tutt’intorno i tavolini su cui casuali avventori possono offrire “premi” alle coppie in gara; sullo sfondo l’orchestra e in alto un ballatoio da cui lo speaker incita le coppie danzanti, manco fossero bestie, a scatenarsi in «frenetici swing» o «rapsodiche salsa». I ritmi della maratona sono serrati e le sue regole spietate: si balla in continuazione giorno e notte senza soluzione di continuità, senza mai fermare i piedi; se si ritarda bisogna rinunciare al tempo di riposo durante i dieci minuti di stacco concessi ogni ora, se si ritarda più di cinque minuti si è squalificati. La pausa si consuma in un lungo stanzone laterale, diviso tra maschi e femmine da improvvisate barriere posticce.
Tra le brandine si consuma una promiscuità crudele e avvilente: alcolici e droghe fanno da corollario a un erotismo malinconico e greve; i volti sono sfatti, lividi, paonazzi, mentre i pensieri corrono alla miseria quotidiana, agli avvocati da pagare per far uscire mariti e parenti dalla galera, a come trovare il modo per mettere insieme due pasti giornalieri. La facciata della sala da ballo è schermo alla dignità di uomini e donne che non hanno da vendere altro che se stessi, al punto che il commento lapidario di due occasionali spettatori (portuali a fine turno), per quanto veritiero, rischia di risultare eufemistico: «Certo che l’umanità fa proprio schifo…».
Per saperne di più:
www.conlarabbia.it
di Fabrizio Fogliato ©
1 Freud S., Il Perturbante, in Sigmund F., Saggi sull’arte, la letteratura e il linguaggio, Bollati Boringhieri, Torino 1991.
2 Manzoni A., I promessi sposi, cap. XXIV.