Recensione a cura di Giorgio Sedona – 22 Gennaio 2015
Tratteggiare il profilo di un regista così controverso ed espressivamente potente come Abel Ferrara in poche righe è impresa ardua e rischiosa. Un artista che con la sua personalissima visione del mondo è riuscito a concederci dei lavori d’intensa maestria e profondità. Acuto misuratore dell’animo umano, diviso tra il Bene ed il Male assoluti, tra la santità ed il peccato, tra la luce del giorno e la notte della strada, con il suo stile umorale, sgangherato ma pur sempre originale ha percorso, trasversalmente, quarant’anni di cinema americano.Fabrizio Fogliato con la sua monografia dal titolo Abel Ferrara – Un filmaker a passeggio tra i generi, edito da Sovera Edizioni, ripercorre la strada artistica del regista del Bronx partendo dal principio, dal cortometraggio Nicky’s Film (1971), che segnerà l’inizio della collaborazione con lo sceneggiatore Nicholas St. John – collaborazione che continuerà per molti altri film del regista – e terminando con il film 4:44 – Last Day on Earth (2011). L’autore ci accompagna nel percorso monografico in maniera attenta e puntuale, non tralasciando assolutamente nulla, conscio del fatto che Abel Ferrara è tanto materiale d’indagine, è un artista visivo poliforme che dimostra la sua visione del mondo non solo ad un livello puramente cinematografico, ma anche realizzando videoclip, cortometraggi, puntate seriali, autore di progetti poi non concretizzati; e per capire appieno Ferrara occorre conoscere anche cosa non è riuscito poi a realizzare, quelle opere in potenza di un regista maledetto.
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