Estratto dal libro sul film LA RIVOLUZIONE SESSUALE (1968) di Riccardo Ghione

Questo film fa parte di quelle opere in cui Dario Argento (prima del suo esordio come regista) offre il suo contributo di sceneggiatore, mettendo già in evidenza sia i tratti inquietanti che quelli parodistici del suo pensiero cinematografico all’interno di una scrittura che ammicca più all’incubo e alla dimensione onirica che alla realtà. La regia di Riccardo Ghione (che co-sceneggia a partire da un suo soggetto ispirato al saggio omonimo di Wilhelm Reich) si allinea alla dimensione argentiana facendo diventare il film, una sorta di sogno-incubo lisergico e bizzarro, in cui – nonostante la linea che divide la cieca fedeltà al “maestro” dal dubbio e dal senso critico espresso nei confronti delle sue teorie, sia chiara sin da subito –  tutto appare poco definito, sospeso, persino ambiguo. I monoblocchi, attraverso cui si sviluppa il film costituiscono sequenze-chiave il cui contenuto si lega direttamente sia a quella che precede che a quella che segue.

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[…] Sin dai titoli di testa virati con immagini di spiagge affollate in cui la libertà (anche sessuale) appare conclamata, già solo l’accompagnamento musicale di Teo Usuelli introduce elementi inquietanti. Elementi che si trasformano, ben presto in incubo, attraverso una messa in scena da kammerspiel espressionista, dove emergono: i confini della prigione/gabbia rappresentata dall’unità di luogo dell’albergo preso in affitto fuori stagione; gli elementi del gioco al massacro in cui i quattordici personaggi (sette uomini, sette donne) decidono, volontariamente, di tuffarsi; i colori degli interni che hanno funzione simbolica: rosso (sangue), nero (morte), rosa (pelle) e marrone (carne). Elementi rappresentativi di come quello che, in apparenza è soltanto un gioco mascherato da (ridicolo) esperimento scientifico, sia destinato a diventare – sin da subito – costrizione con catene, da portare a compimento in un luogo-imbuto (l’albergo si trova infatti in riva al mare) in cui il contatto di prossimità è presso ché obbligato – come dimostra il prevalente utilizzo di totali e campi medi.  […]

Fabrizio Fogliato

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