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Fabrizio Fogliato

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ABEL FERRARA. UN FILMAKER A PASSEGGIO TRA I GENERI su SENTIERISELVAGGI.IT

Recensione a cura di Roberto Rosa – 22 Novembre 2014

 

La passione per il regista newyorkese è palpabile in Fogliato così come la profonda conoscenza frutto di anni di studi che gli permettono di non smarrire mai lo sguardo d’insieme nell’analizzare il percorso autoriale di uno dei più imprevedibili (e, va detto, anche discontinui) registi contemporanei attraverso tutte le sue opere. Edito da Sovera Edizioni.

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PAOLO CAVARA. GLI OCCHI CHE RACCONTANO IL MONDO su ALIAS

Articolo a cura di Fabio Francione – 15 Novembre 2014

 

For­tu­nate coin­ci­denze o tempi ormai maturi? Forse tutte e due le cose, hanno fatto sì che, nel giro di pochi mesi uscis­sero due libri su Gual­tiero Jaco­petti e Paolo Cavara, rispet­ti­va­mente di Ste­fano Loparco e di Fabri­zio Fogliato, dedi­cati a  due dei tre regi­sti dello scan­da­loso “Mondo Cane”, uscito all’inizio degli anni ’60 e che testi­mo­niano — da posi­zioni che offrono spunti, anche, di accesa discus­sione — il tratto comune per­corso con l’ideazione e la rea­liz­za­zione di quel leg­gen­da­rio film che generò tutta una ridda di ipo­tesi fino alla loro con­tro­versa sepa­ra­zione arti­stica.

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DR JEKYLL ET LES FEMMES (NEL PROFONDO DEL DELIRIO) di WALERIAN BOROWCZYK (1981)

Un’entità astratta e surreale agisce all’interno del sesso, della violenza e della metropoli.

Già la prima trasposizione cinematografica sonora del romanzo di Robert Louis Stevenson, Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, quella diretta da Robert Mamoulian nel 1932, presenta evidenti tracce di erotismo. Il personaggio “inventato” di Ivy Pearsons (interpretato dalla conturbante Miriam Hopkins) è un concentrato di implicita sensualità e la scena dello spogliarello davanti ad un compiaciuto dottor Jekyll, si prolunga a lungo ed in sovraimpressione sulle immagini successive mostrando la gamba nuda e oscillante della donna. Nel 1971 Roy Ward Baker, offre una rilettura del romanzo sensuale e conturbante attraverso l’originale rivisitazione del doppio che in Dr. Jekyll and sister Hyde (Barbara, il mostro di Londra), contrappone l’uomo alla donna. Martin Beswick interpreta la sorella di Jekyll con inquietante aderenza ed utilizza il proprio corpo per sedurre (al fine di uccidere), in una vicenda che fonde il romanzo di Stevenson con i delitti di Jack lo squartatore. Walerian Borowczyk, nel 1981, riprende gli spunti dei suoi predecessori per costruire una parabola erotico-sanguinaria sulla forza del desiderio e sulla distruzione delle convenzioni. Il tema centrale del film (di cui per una volta la mistificazione del titolo italiano, Nel profondo del delirio, rende appieno il senso della discesa infernale dei personaggi), è quello della penetrazione, che come un’entità astratta e surreale agisce all’interno del sesso, della violenza e della metropoli.

I GIORNI CONTATI di Elio Petri (1962)

L’insostenibile solitudine dell’uomo nella città.

 

I titoli di testa scorrono sul susseguirsi delle incisioni di Lorenzo Vespignani: immagini in bianco e nero, sporcate da un disordine creativo, annunciano solitudine, malinconia e vecchiaia. Il film si apre con un lento carrello all’indietro che mostra uomini e donne seduti, o in piedi, all’interno di un tram che scorre monotono sui binari della città. Il movimento si ferma ad inquadrare di spalle un uomo con una camicia scura attraversata dal bianco delle bretellle: un cittadino come tanti, umile e riservato, che durante il viaggio quotidiano che lo riaccompagna a casa ripensa al lavoro e, forse, guardando fuori dal finestrino sogna e spera in un futuro migliore; o forse vede semplicemente le vite degli altri scorrere davanti ai suoi occhi, e magari si interroga su come sono organizzate quelle esistenze sconosciute e “normali”. Egli è ignaro del fatto che la morte è lì accanto a lui, silenziosa, mimetizzata, nascosta nella moltitudine degli esseri umani; è lì di fianco anch’essa mascherata dalla quotidianità e dalla frenesia della metropoli. La morte è già lì, serve solo che un controllore salga sul tram per verificare la timbratura dei biglietti e per, con sorpresa e sgomento, rivelarla agli occhi di tutti. Quell’uomo in piedi, che vede la morte di uno sconosciuto accanto a lui, vi associa il pensiero, quasi l’ossessione, della (sua) paura della morte, e “vedendola” ne rimane traumatizzato.

PAOLO CAVARA, REGISTA GENTILUOMO

Roma, Venerdì  7 Novembre 2014 – Sala Trevi

 

Nel 2014 la Cineteca Nazionale ha restaurato uno dei capolavori di Paolo Cavara, “L’occhio selvaggio” (1967), presentato nella recente edizione del Festival di Roma.

Il 2014 è stato anche l’anno di Paolo Cavara, regista rimosso per troppo tempo nei volumi di storia del cinema. A rendergli giustizia il restauro da parte della Cineteca Nazionale di uno dei capolavori del cineasta, L’occhio selvaggio (1967), presentato all’ultima edizione del Festival di Roma, e la pubblicazione della sceneggiatura del film, edita da Bompiani e curata da Alberto Pezzotta. Non solo, sempre quest’anno sono apparse miracolosamente altre due pubblicazioni: Paolo Cavara. Gli occhi che raccontano il mondo di Fabrizio Fogliato e la riedizione ampliata, riveduta e corretta di un memoir del figlio del regista, Pietro, dal titolo Ricordo di un padre. Paolo Cavara, regista gentiluomo.

Come scrive Fogliato: «Lontano da qualunque forma di intellettualismo Paolo Cavara ha anticipato di decenni temi e dibattiti attuali persino oggi, come quello dell’ecologia e del culto delle apparenze. Ha sempre affrontato gli argomenti più urgenti e scottanti, senza mai alzare la voce, senza mai gridare lo scandalo ma, al contempo, sempre con una fermezza e un rigore che non possono non essergli riconosciuti».

a seguire il programma della giornata

La versione restaurata de “L’OCCHIO SELVAGGIO” di Paolo Cavara – Festival del Cinema di Roma 2014

Foto sopra: (2 ° L) Pietro Cavara e (R) Philippe Leroy frequentano la incontrerà il pubblico Q & A durante il 9 ° Festival di Roma il 24 ottobre 2014 a Roma, Italia.
( 24 Ott 2014- Fonte: Ernesto Ruscio / Getty Images Europe)
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A cura di Pietro Cavara

Nonostante il silenzio di gran parte della stampa e della televisione sul Festival di Roma e sulle sue programmazioni, ieri, 24 ottobre alle ore 20, c’era un numeroso pubblico ad assistere nella Sala Gianni Borgna, alla proiezione del restaurato “Occhio selvaggio” di Paolo Cavara. Mi sono trovato sul palco assieme a Philippe Leroy, Lars Bloch, il responsabile Emiliano Morreale e il moderatore Domenico Monetti.

Ciascuno ha parlato del film o, nel caso degli attori, ha raccontato con passione aneddoti e particolari di vita vissuti con Paolo.

PAOLO CAVARA. GLI OCCHI CHE RACCONTANO IL MONDO su FILMDOC.IT

Recensione a cura di Renato Venturelli – Ottobre 2014

 

La sua opera spazia dal documentario al thriller, dalle commedie con Turi Ferro alla biografia di un frate d’inizio ’900: con titoli come “Mondo cane” e “La tarantola dal ventre nero”, “Il lumacone” e “Atsalut pader”…  Paolo Cavara è uno di quei registi che si definiscono eclettici, ma solo perché nella loro carriera si sono dovuti confrontare con le infinite complicazioni dei meccanismi produttivi, alternando magari progetti personali a lavori di matrice più semplicemente professionale.

Un volume di oltre trecento pagine arriva adesso a ripercorrere dall’interno il tragitto di questo autore emiliano, cercando di seguire il filo rosso della sua poetica attraverso un’attività multiforme, interrotta da una morte prematura all’inizio degli anni ’80. S’intitola “Paolo Cavara – Gli occhi che raccontano il mondo” (Il Foglio ed, 2014) ed è scritto da Fabrizio Fogliato con la disponibilità e collaborazione del figlio del regista, Pietro, che ha permesso di accedere a documenti inediti e ha personalmente scritto anche una lunga prefazione.

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PAOLO CAVARA. GLI OCCHI CHE RACCONTANO IL MONDO su CAMERALOOK.IT

Intervista a cura di Giacomo Aricò – 24 ottobre 2014

 

Il Festival Internazionale del Film di Roma questa sera renderà omaggio a Paolo Cavara, uno dei registi italiani più illuminati di sempre. Al Teatro Studio Gianni Borgna verrà infatti proiettato, in versione restaurata, L’Occchio Selvaggio, probabilmente il film più importante di Cavara che scrisse la sceneggiatura insieme a Tonino Guerra eAlberto Moravia. Una pellicola che vide la luce per la prima volta nel 1967 ma che assume sempre più valore ogni giorno che passa. Un film che ha anticipato i tempi, che ha colto prima di tutti l’orientamento di una società che ricerca il successo, disposta a tutto pur di raggiungerlo. Per ricordare Paolo Cavara e questo capolavoro, abbiamo intervistato il critico di cinema e scrittore Fabrizio Fogliato, autore di Paolo Cavara – Gli Occhi che Raccontano il Mondo (edizioni Il Foglio, collana Cinema), un volume pubblicato solo pochi mesi fa che indaga sapientemente tutta l’opera di Cavara, arricchito anche da un’intervista a Pietro Cavara, il figlio del regista, che stasera interverrà a Roma prima della proiezione de L’Occhio Selvaggio.

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IN RICORDO DI ANNAMARIA PUCCINI CAVARA (29/04/1933-17/10/2014)

Ricordo di un figlio – Pietro Cavara

 

“Sembra un crudele scherzo del destino che proprio ora in cui l’opera di mio padre è oggetto di riconsiderazione critica e di interesse in forma di pubblicazioni, e da parte di festival e manifestazioni sparse per l’Italia, la sua compagna di più di vent’anni di vita si spenga distante da casa dopo solo un mese e mezzo di assurda e travagliata malattia.

PAOLO CAVARA. GLI OCCHI CHE RACCONTANO IL MONDO – Presentazione a Como con Gianni Cavina

Con la proiezione di “Atsalut Pader” di Paolo Cavara  – sabato 11 Ottobre 2014

 

Con la gradita ed emozionata partecipazione di Gianni Cavina, è stato presentato al Cinema Astra di Como davanti ad oltre 150 persone il libro “Paolo Cavara. Gli occhi che raccontano il mondo”. La serata è stata realizzata con il contributo del CFP  nel settore Grafico e Turistico Starting Work di Como e con la scuola cine-video Dreamers di Como diretta da Paolo Lipari.

Ginni Cavina ha chiacchierato con il sottoscritto ed ha offerto al folto pubblico la possibilità di conoscere l’uomo e l’arte di Paolo Cavara. Pubblico che si è alfine commosso, come l’attore, di fronte alle liriche e struggenti immagini del film “Atsalut Pader” di Paolo Cavara, sulla vita di Padre Lino da Parma e primo grande ruolo da protagonista per Cavina.