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Saggi Critici

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MALEDETTI VI AMERÒ (1980) di Marco Tullio Giordana

“Svitol” è il paradigma di una generazione senza più padri (li ha uccisi) alla disperata ricerca di essi.

Gli anni Ottanta sono quelli in cui il cinema si interroga – a ridosso della lotta armata – su un fenomeno il cui crollo risulta tanto verticale quanto drammatico per gli strascichi che lascia nei suoi “addetti” e in coloro che, in un modo o nell’altro, si sono sentiti parte di una “grande rivoluzione” mancata. Il poeta Mario Luzi ‒ nella raccolta del 1979 Al fuoco della controversia ‒ scrive:

Muore ignominiosamente la repubblica. Ignominiosamente la spiano i suoi molti bastardi nei suoi ultimi tormenti.

Nello stesso anno Francesco De Gregori in Viva l’Italia replica:

Viva l’Italia, presa a tradimento, l’Italia assassinata dai giornali e dal cemento […] l’Italia nuda come sempre, l’Italia con gli occhi aperti nella notte triste.

BLANCHE (1971) di Walerian Borowczyk

Il primo passo di Borowczyk verso la rappresentazione autorale delle “dinamiche dello sguardo”

Siamo nel Medioevo francese, verso il 1200, in un castello abitato da un vassallo del Re (Michel Simon), dalla sua giovane moglie Blanche (Ligia Branice), e da Nicolas, figlio di primo letto del barone. Senza che il vecchio lo sospetti, madre e figliastro si amano teneramente, ma senza nemmeno il coraggio di dirselo giacché Blanche è fedelissima al suo signore e Nicolas devotissimo al padre. Arriva in visita il Re, col suo paggio soave Bartolomeo che ha fama di rubacuori, e scoppia la tempesta. Perché sia l’uno sia l’altro tentano di sedurre l’inespugnabile castellana, il paggio viene murato vivo, Nicolas per salvare l’onore dell’amata innocente si fa uccidere in duello, la donna si avvelena, Bartolomeo salvato in extremis viene straziato per vendetta, e il vecchio si pugnala.

CÉRÉMONIE D’AMOUR (REGINA DELLA NOTTE, 1987) di Walerian Borowczyk – Seconda parte

La chiesa di Saint Germain De Pres si trasforma in luogo mistico e astratto

Solo apparentemente, in Regina della notte, l’erotismo appare come implicito, in realtà proprio in questo film è pregnante e debordante (come lo era stato in Blanche), attraverso un processo di sottrazione della nudità e attraverso l’esaltazione, tanto del gesto quanto del dettaglio.

CÉRÉMONIE D’AMOUR (REGINA DELLA NOTTE, 1987) di Walerian Borowczyk – Prima parte

Il rapporto sessuale è uno strumento per fermare il tempo

Il titolo originale del film è lo stesso del romanzo di André Pieyre De Mandiargues, cioè “Tout disparaîtra”, così almeno compare sulle carte di lavorazione del film. Al momento dell’uscita però il titolo originale viene convertito nell’anonimo Cérémonie d’amour, mentre in Italia diventa Regina della notte, per richiamare nelle sale il pubblico-voyeur del circuito a luci rosse ormai avviato verso una crisi irreversibile.

MS. 45 (L’angelo della vendetta, 1981) di Abel Ferrara – Capitolo 12

Tu quoque, sicut tu, soror mea…

Questo passaggio è sottolineato dal regista sia attraverso l’uso della musica, sia attraverso un differente stile di ripresa in cui, da movimenti fluidi e circolari si passa ad un ralenty esasperato e nervoso. La messa in scena è ancora una volta quella del rituale: prima Thana viene portata di sopra da Albert che vuole possederla ma, una volta alzata la veste sacra – mentre una croce cade sul monte di venere – la donna impugna la pistola che tiene nel reggicalze e uccide l’incredulo padrone dell’atélier.

MS. 45 (L’angelo della vendetta, 1981) di Abel Ferrara – Capitolo 11

The Funhouse e metamorfosi: carnevale, ultimo atto

Il primo segno di cambiamento è mostrato, fuggevolmente, attraverso l’inquadratura degli stivali ai piedi di Thana una volta uscita dall’ufficio di Albert; il primo omicidio “cercato” è quello del fotografo di moda, ripreso da Ferrara con una serie di stacchi velocissimi e brutali coincidenti con i colpi sparati dalla donna: pistola tesa davanti a lei, impugnata con due mani e sulla stessa direttrice della bocca, come a sancire la sovrapposizione tra proiettili e parole.

MS. 45 (L’angelo della vendetta, 1981) di Abel Ferrara – Capitolo 10

La violenza e il sacro: l’iniziazione

La violenza e l’omicidio sono esperienze sconvolgenti, al punto che in Thana si genera una reazione biunivoca: da un lato, facendo a pezzi il cadavere e sparpagliandolo per la città vuole coinvolgere e contagiare gli altri al suo disegno di morte, dall’altro assume su di sé l’orrore generato, e subisce una mutazione che la porterà inevitabilmente verso un destino segnato.