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Alfred Hitchcock

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BO ARNE VIBENIUS: THRILLER – EN GRYM FILM (1972) / BREAKING POINT – PORNOGRAFISK THRILLER (1975)

“Tutto questo sangue, questa violenza, …e io che pensavo che la vostra fosse la generazione dell’amore!” (Last house on the Left)

Nel 1972 il professor universitario Wes Craven e il produttore Sean S. Cunningham portano sugli schermi americani un piccolo film dal titolo: Last House on the left (L’ultima casa a sinistra). I due sono quasi esordienti, hanno alle spalle solo un sexy-educational intitolato Together (id. 1970, interpretato dalla futura pornodiva Marilyn Chambers) ma grazie ai $ 50.000 offerti dalla Hallmark mettono insieme il film che sarà destinato a cambiare per sempre le regole della rappresentazione della violenza.

LAST HOUSE ON THE LEFT, THE - Silver Ferox Design v1

Il film ispirato a La Fontana della Vergine di Ingmar Bergman, racconta la storia di violenze, stupri, umiliazioni e infine l’uccisione, subiti da due ragazze di provincia da parte di un gruppo di evasi feroci e sanguinari. Questi poi casualmente, durante la loro fuga, troveranno rifugio nella casa dei genitori di una delle due ragazze uccise. Qui, in maniera fortuita la madre scoprirà ciò che è successo e, d’accordo col marito, metterà in atto una selvaggia e rabbiosa vendetta. Il film, semplicistico, zoppicante – nella seconda parte davvero inverosimile, tale e tante sono le incredibili circostanze che guidano lo spettatore verso il sanguinoso epilogo – vuole essere nelle intenzioni di Craven e Cunningham una riflessione critica sul nucleo familiare, visto come coacervo di tensioni, violenze e rancori. Se questo obiettivo rimane solo sfiorato, il film ha importanza per come rappresenta in modo crudo ed efferato, e volutamente compiaciuto, la violenza, la rabbia e l’animalità dell’uomo, figlia, come ricorda lo steso Craven delle immagini di morte proventi dalla guerra nel sud-est asiatico.

THE LODGER: A STORY OF THE LONDON FOG (1926) di Alfred Hitchcock

Suspance ininterrotta, inganno delle apparenze e codificazione di uno stile. Il cinema triangolare di Alfred Hitchcock tra erotismo, tensione, e parodia.

 Alfred Joseph Hitchcock nasce a Leytonstone a Est di Londra, il 13 agosto 1899. Cresce sotto una ferrea educazione di stampo cattolico e, a cinque anni – secondo un suo stesso racconto (di dubbia certezza) – dopo una innocente marachella viene portato dal padre in commissariato dove il poliziotto di turno viene invitato dal genitore a rinchiudere il bambino in cella per pochi minuti. L’episodio – nelle testimonianze del regista – è alla base delle sue fobie e dei suoi temi cinematografici così come è esplicito dell’avversione verso la giustizia, verso i suoi metodi e verso ogni tipo di uniforme.

Hitchcock,_Alfred_02

Incallito cinefilo, Hitchcock approda al mondo del cinema nelle vesti di sceneggiatore e, nel 1923, in seguito all’allontanamento del regista Graham Cutts dal set del film Always Tell Your Wife, esordisce alla regia sostituendolo e garantendosi un contratto per il successivo Number 13 (vero esordio cinematografico) – film di cui oggi non rimane più traccia a causa del fallimento della società produttrice durante la lavorazione che ha come conseguenza la distruzione del negativo girato. Anche del suo secondo film The Mountain Eagle non rimane quasi nulla se non i pochi fotogrammi pubblicati nel libro-intervista di Francois Truffaut.

TOPAZ (1969) di Alfred Hitchcock

Tre finali per una partitura spionistica incompleta

Dopo la realizzazione di Psycho (id., 1960) per Alfred Hitchcock inizia un lungo periodo tormentato, in cui il pubblico e la critica sembrano voltargli le spalle. In realtà, il regista inglese – a partire da The Birds (Gli uccelli, 1963) per finire con Family Plot (Complotto di famiglia, 1976), suo ultimo film – realizza tra il 1973 e il 1976 una serie di film fortemente personali. Sceglie opere e testi di riferimento che interessano a lui, storie che lo incuriosiscono e/o lo divertono. Dopo Torn Curtain (Il sipario strappato, 1966) – in seguito alla difficile coabitazione con Paul Newman e Julie Andrews – smette di lavorare con le “stars”, si chiude in un isolazionismo fortemente ricercato – anche perchè l’età avanza e la fatica si fa sentire sempre di più – e realizza i suoi film, anacronisticamente, solo all’interno di studios cinematografici. Il regista entra in un conflitto inestricabile: quello che mette a confronto il suo modo “classico” di intendere e fare i film con l’avanzare della modernità, le riprese in esterni e storie fortemente intrise di realismo. Anche dal punto di vista tecnico il suo cinema segna un empasse: se per The Birds usufruisce della consulenza e del contributo determinante di Ub Uwerks e della Walt Disney Inc., nei successivi film tanto il reiterato, quasi ossessivo, ricorso al “truka”, quanto l’utilizzo di effetti speciali puramente ottici (come nel finale di Marnie (id., 1964)), appaiono forzati e fuori sincrono rispetto al periodo in cui i film vengono realizzati.

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Il tema del “doppio” in Brian De Palma

Murder obsession

 

Il cinema di De Palma costruisce un movimento a spirale che lentamente avvolge lo spettatore con un flusso di immagini ininterrotte che spingono la visione verso il limite della vertigine. Connotato da barocchismi ed improbabili eccessi, il suo cinema è manifesto della follia dell’individuo (e delle sue ossessioni) in relazione ad un mondo fantastico e onirico. Il tema del doppio si inserisce pienamente su questa lettura cinematografica dell’opera del regista, ponendosi sul confine che divide il trattamento dei grandi temi universali in simbiosi con i dubbi e le colpe del singolo individuo. Sin da Sisters (Le due sorelle, 1973) (lungometraggio d’esordio nel genere thriller-hitchcockiano) De Palma lavora sulla rivisitazione sperimentale del concetto di punto di vista. La follia dei suo personaggi non può prescindere dalla messa in scena onirica e perturbante in cui agiscono.