Ite, missa est!
Prodotto da Enzo Gallo, che in realtà si preoccupa solo di depositare un titolo di giornale che recita appunto Suor omicidi, questa è una delle pellicole più iconoclaste e provocatorie che il nostro cinema di genere abbia mai prodotto. Intelligente e raffinato nella messa in scena, il film appartiene di diritto a quel cinema medio trans-genere, in grado (più di ogni altro) di leggere e filtrare la realtà. Uscito nel 1978 ed esempio pregnante del filone denominato nun-exploitation, Suor omicidi (aka The Killer Nun) di Giulio Berruti è un film sfortunato e maledetto, distrutto dalla censura, scomparso dalla circolazione per quasi trent’anni e divenuto oggetto di culto, anche per la sua capacità di andare oltre al facile erotismo di facciata e di non affondare nelle paludi del soft-core, evitando ogni scivolone nel cattivo gusto.
«In tutta franchezza: non lo so. Non l’ho mai pensato e se è veramente così, ne sono lusingato, anche se Suor omicidi editato è la metà del film che avrei voluto girare. Penso di dovere molto a Pedro Almodóvar che ha spalancato le menti ed annullato certe irritanti forme di rispetto che rasentano la superstizione. Considero Almodóvar il mio maestro. Il mio guaio è che l’allievo ci ha provato due anni prima.» (Intervista a Giulio Berruti al Ravenna Nightmare Film Festival)