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SILVIA E L’AMORE (1968) di Sergio Bergonzelli

In “Italia: Ultimo Atto. L’altro cinema italiano – Vol. 1 – Da Alessandro Blasetti a Massimo Pirri” di Fabrizio Fogliato

[…] Contrassegnato da una serie di vignette che dividono in capitoli e sottocapitoli lo svolgimento (per altro sgangherato e privo di continuità narrativa), insertato con una serie di animazioni esplicative che spesso sfociano nel cattivo gusto (come nel caso di quella “splatter” che mostra la gravidanza extra-uterina), alterna momenti seri e scientifici – con tanto di interviste ad esperti e docenti universitari e blandi tentativi di denuncia con la vicenda del Talidomide – ad altri francamente deprecabili (la definizione della donna come macchina da riproduzione equiparata al distributore automatico del caffè), per sfociare nella crudeltà, gratuita e ingiustificata, delle riprese di aborti e di feti morti.

ITALIA: ULTIMO ATTO – L’ALTRO CINEMA ITALIANO. Vol 1 – Da Alessandro Blasetti a Massimo Pirri

Estratto del libro da La tratta delle bianche (1952) di Luigi Comencini

La tratta delle bianche è un film in cui si mescolano, vorticosamente, l’illusione del successo, l’avidità, la via facile per il guadagno, la freddezza dell’indifferenza, la svalutazione della vita e della dignità umana, la competizione e rivalità femminile, l’erotismo delle sottovesti e il gusto sadico dello spettacolo. Un film da cui non sono esenti da colpa non solo i protagonisti ma anche gli spettatori presenti in sala che per traslato sono quelli che, sadicamente e compiaciuti, assistono alla maratona, godono della sofferenza dei partecipanti e li istigano con scommesse e premi. In mezzo – tra attori e spettatori – si muovono i mezzani di cui Michele è il perfetto rappresentante ma la cui figura esiste perché da una parte ci sono Marquedi e il titolare dello sferisterio e dall’altra Alda, Giorgio e Linuccia. In un  film in cui tutti tradiscono tutti il mezzano, in quanto incarnazione della menzogna e del doppio-gioco, non può che farla da padrone fino a quando le cose vanno bene e diventare capro espiatorio quando la barca comincia ad affondare. Inoltre Michele è un uomo di borgata che prima di tutto tradisce la sua gente e le regole che governano questo strano microcosmo fatto di connivenza, rancori, invidie e solidarietà solo apparente.

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