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Ferdinando Baldi

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VELLUTO NERO (1976) di Brunello Rondi – Terza parte

Il sogno, l’estremo e gli occhi dello spettatore: il colonialismo dell’immagine

Carlo ed Emanuelle, il fotografo e la modella sono sintesi metaforica della società delle immagini, spinta sempre più all’infrangimento delle barriere dell’etica e del buongusto. Se Emanuelle, si presenta gettando i propri gioielli ai bambini che la rincorrono nel deserto – Carlo afferma, sprezzante: “Ha il complesso del denaro. Se non la sorvegliassi farebbe a pezzi il suo vestito per regalarlo a tutti questi pezzenti”– il fotografo si spaccia per teorico dell’immagine e di fronte ad una montagna di cadaveri diventati tetro scenario delle sue fotografie di moda – prima afferma che: “Il disgusto è educativo; poi, di fronte a Laure, che ne svela la nullità, dichiara tutta la sua impotenza, se scisso dal mezzo meccanico: “Per me la mia macchina è il mio occhio, il mio naso e il mio fallo”. Nel deserto, Carlo, si sente invincibile e “artista” di fronte alle popolazioni locali, e costruisce una macabra messa in scena come sfondo per le immagini di Emanuelle, fotografandola di fianco alla carogna di un animale, in mezzo a un mucchio di cadaveri massacrati dai nomadi e su una montagna di letame fumante.

LOS AMIGOS (1972) di Paolo Cavara

L’amicizia virile, l’eroismo silenzioso e l’avventura picaresca. Lo “spaghetti western” secondo Paolo Cavara

Uscito sugli schermi italiani il 29 Marzo 1973 (quindi nel periodo di estinzione del genere) Los Amigos si presenta come un western atipico, frutto di quella contaminazione crepuscolare divisa tra violenza e comicità. Originariamente, il film è destinato ad essere un’opera seria e puntuale sulle gesta del vero Erastus “Deaf” Smith – un personaggio di primo piano nella rivoluzione del Texas avvenuta a cavallo del 1830. Le esigenze della produzione appaiono per. Contrarie alla realizzazione di un prodotto serio (e quindi economicamente rischioso) nel momento in cui il crinale intrapreso dal genere poggia prevalentemente su caratteri comico-picareschi e, così, l’intero impianto narrativo viene via via destrutturato fino alla forma attuale che si regge prevalentemente sul rapporto tra compari: un eroe e la sua spalla. Nonostante queste defezioni strutturali il film – ufficialmente firmato alla sceneggiatura da Oscar Saul e Harry Essex – in realtà fruisce dei contributi (non accreditati) di Augusto Finocchi, Lucia Drudi Demby e dello stesso Paolo Cavara.

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“E’ una storia popolare. La storia di un’amicizia. L’amicizia è un tema che mi ha sempre interessato. E’ il modo in cui tentiamo di uscire dalla solitudine. E nel caso di questo film ha come sfondo proprio una condizione di solitudine tremenda. Il personaggio centrale, ispirato ad un personaggio storico eroe della guerra del Messico, Deaf Smith, è sordomuto dalla nascita, cioè condannato ad una solitudine tragica, il silenzio a vita. Forse per questo è diventato eroe, per esprimersi potentemente in una dimensione di oltranza, come nell’impresa raccontata dal film: tentativo quasi disperato di impedire un putsch nazionalistico nel Texas. L’impresa è l’occasione di mettere alla prova l’amicizia. Ears, il giovane compagno di Deaf, crede di essergli indispensabile. In realtà è affascinato da lui, tanto da quanto riceve. Si ha sempre bisogno di chi ha bisogno di noi, voglio dire. L’amicizia è una solidarietà nella lotta, nell’esistenza. Fino a che punto resiste? Fino a che punto riesce a non diventare una strumentalizzazione e una prevaricazione? Sono interrogativi che cerco di porre perchè per me fanno parte di un discorso più largo, il rapporto fra l’uomo e la società” (Paolo Cavara)