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BLANCHE (1971) di Walerian Borowczyk

Il primo passo di Borowczyk verso la rappresentazione autorale delle “dinamiche dello sguardo”

Siamo nel Medioevo francese, verso il 1200, in un castello abitato da un vassallo del Re (Michel Simon), dalla sua giovane moglie Blanche (Ligia Branice), e da Nicolas, figlio di primo letto del barone. Senza che il vecchio lo sospetti, madre e figliastro si amano teneramente, ma senza nemmeno il coraggio di dirselo giacché Blanche è fedelissima al suo signore e Nicolas devotissimo al padre. Arriva in visita il Re, col suo paggio soave Bartolomeo che ha fama di rubacuori, e scoppia la tempesta. Perché sia l’uno sia l’altro tentano di sedurre l’inespugnabile castellana, il paggio viene murato vivo, Nicolas per salvare l’onore dell’amata innocente si fa uccidere in duello, la donna si avvelena, Bartolomeo salvato in extremis viene straziato per vendetta, e il vecchio si pugnala.

LA BÊTE (LA BESTIA, 1975) di WALERIAN BOROWCZYK

La Bestia… ovvero, quando la perversione si fa arte e politica

La Bestia Feroce di cui si parla da qualche tempo è attualmente nei dintorni. Ha divorato ieri una fanciulla che sorvegliava il bestiame qui vicino. La provincia propone una ricompensa di 3000 monete per chiunque ucciderà questo animale, ma nessuno ha ancora trovato il momento per attaccarlo. (La Bête de Gévaudan, “Gazzette de France” 14 Gennaio 1765).

La bestialità e la zoofilia sono al centro dell’opera surrealista La Bête (la Bestia) di Walerian Borowczyk, che grazie alla Ripley’s Home Video è ora possibile apprezzare nella sua integralità e nel suo montaggio originale.

Le perversioni sono lo strumento che Borowczyk utilizza per concretizzare il desiderio e il piacere femminile: si va dal feticismo di Goto, l’Isola dell’Amore e de Il margine, al lesbismo e all’incesto presenti ne I Racconti immorali e in Interno di un convento, fino alla zoofilia de La Bestia e di Tre donne immorali?. L’orgasmo femminile è ciò che il regista polacco ha sempre cercato di rappresentare e lo ha fatto materializzando il desiderio, non importa se tenero o mostruoso, quello che conta è che la perversione nel cinema di Borowczyk non è mai tale, ma è l’unico strumento “puro” per evadere dalle costrizioni attraverso la fantasia.