a cura di Andrea Giordano. La Provincia – Como, Domenica 7 Dicembre 2014
Storie Lariane di grandi registi.
Dopo Haneke e Ferrara, il critico cinematografico Fabrizio Fogliato dedica un libro a Paolo Cavara.
Storie Lariane di grandi registi.
Dopo Haneke e Ferrara, il critico cinematografico Fabrizio Fogliato dedica un libro a Paolo Cavara.
Il 2014 è stato anche l’anno di Paolo Cavara, regista rimosso per troppo tempo nei volumi di storia del cinema. A rendergli giustizia il restauro da parte della Cineteca Nazionale di uno dei capolavori del cineasta, L’occhio selvaggio (1967), presentato all’ultima edizione del Festival di Roma, e la pubblicazione della sceneggiatura del film, edita da Bompiani e curata da Alberto Pezzotta. Non solo, sempre quest’anno sono apparse miracolosamente altre due pubblicazioni: Paolo Cavara. Gli occhi che raccontano il mondo di Fabrizio Fogliato e la riedizione ampliata, riveduta e corretta di un memoir del figlio del regista, Pietro, dal titolo Ricordo di un padre. Paolo Cavara, regista gentiluomo.
Come scrive Fogliato: «Lontano da qualunque forma di intellettualismo Paolo Cavara ha anticipato di decenni temi e dibattiti attuali persino oggi, come quello dell’ecologia e del culto delle apparenze. Ha sempre affrontato gli argomenti più urgenti e scottanti, senza mai alzare la voce, senza mai gridare lo scandalo ma, al contempo, sempre con una fermezza e un rigore che non possono non essergli riconosciuti».
a seguire il programma della giornata
La sua opera spazia dal documentario al thriller, dalle commedie con Turi Ferro alla biografia di un frate d’inizio ’900: con titoli come “Mondo cane” e “La tarantola dal ventre nero”, “Il lumacone” e “Atsalut pader”… Paolo Cavara è uno di quei registi che si definiscono eclettici, ma solo perché nella loro carriera si sono dovuti confrontare con le infinite complicazioni dei meccanismi produttivi, alternando magari progetti personali a lavori di matrice più semplicemente professionale.
Un volume di oltre trecento pagine arriva adesso a ripercorrere dall’interno il tragitto di questo autore emiliano, cercando di seguire il filo rosso della sua poetica attraverso un’attività multiforme, interrotta da una morte prematura all’inizio degli anni ’80. S’intitola “Paolo Cavara – Gli occhi che raccontano il mondo” (Il Foglio ed, 2014) ed è scritto da Fabrizio Fogliato con la disponibilità e collaborazione del figlio del regista, Pietro, che ha permesso di accedere a documenti inediti e ha personalmente scritto anche una lunga prefazione.
“Sembra un crudele scherzo del destino che proprio ora in cui l’opera di mio padre è oggetto di riconsiderazione critica e di interesse in forma di pubblicazioni, e da parte di festival e manifestazioni sparse per l’Italia, la sua compagna di più di vent’anni di vita si spenga distante da casa dopo solo un mese e mezzo di assurda e travagliata malattia.
Il 2014 è stato anche l’anno di Paolo Cavara, regista rimosso per troppo tempo nei volumi di storia del cinema. A rendere giustizia sono stati il restauro da parte della Cineteca Nazionale di uno dei capolavori del cineasta, L’occhio selvaggio (1967), presentato all’ultima edizione del Festival di Roma e la pubblicazione della sceneggiatura del film nel volume editato da Bompiani e curato da Alberto Pezzotta. Non solo, sempre quest’anno sono apparse miracolosamente altre due pubblicazioni:
Paolo Cavara. Gli occhi che raccontano il mondo di Fabrizio Fogliato e la riedizione ampliata, riveduta e corretta di un memoir del figlio del regista, Pietro, dal titolo Ricordo di un padre. Paolo Cavara, regista gentiluomo.
Come scrive giustamente Fogliato: «Lontano da qualunque forma di intellettualismo Paolo Cavara ha anticipato di decenni temi e dibattiti attuali persino oggi, come quello dell’ecologia e del culto delle apparenze. Ha sempre affrontato gli argomenti più urgenti e scottanti, senza mai alzare la voce, senza mai gridare lo scandalo ma, al contempo, sempre con una fermezza e un rigore che non possono non essergli riconosciuti».
a seguire il programma dell’intera giornata
Estinguo un debito di alcuni mesi, citando due libri dedicati a Paolo Cavara, un cineasta di quelli che meritano una riconsiderazione e una collocazione nella storia del cinema italiano. I due volumi vanno considerati separati, ma una lettura unitaria li rende quanto meno congruenti.
a seguire il link con il testo integrale
a seguire la locandina dell’evento
Sarà difficile non apprezzare i registi avventurosi. Infatti se ci approcciamo al cinema di Paolo Cavara non dobbiamo solo sottolineare la sua vita nomade, da viaggiatore per terra e per mare, per cui aveva una predilezione, ma come il lavoro sul set diventasse per lui talmente rischioso da immolarsi in nome della sua poetica.