Museo del Novecento – 22 ottobre 2014/15 Marzo 2015 – Milano
Il libro è citato nel catalogo e nel capitolo dedicato al film mancato “Klein/Cavara”
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Presentazione del libro Paolo Cavara. Gli occhi che raccontano il mondo a Cinemarcord
Da questo assunto nasce l’idea di organizzare “CINEMARCORD”, LA PRIMA MOSTRA-MERCATO del COLLEZIONISMO e DELL’EDITORIA CINEMATOGRAFICA.
Grazie alla sinergia tra due solide realtà milanesi dedicate alla valorizzazione e alla riscoperta del cinema e dei suoi feticci (FERMOIMMAGINE, MUSEO DEL MANIFESTO CINEMATOGRAFICO e BLOODBUSTER, negozio e casa editrice specializzata in cinema di genere) collezionisti e appassionati del grande schermo avranno la possibilità di incontrarsi in una convention dove saranno presenti importanti operatori del settore.
Nella vasta sala espositiva del FERMOIMMAGINE troverano ospitalità numerosi stand con libri, colonne sonore, manifesti, action figure e memorabilia di ogni tipo; mentre nella sala incontri, nella stessa sede, si svolgeranno una serie di eventi con editori specializzati, critici cinematografici, attori e registi, associazioni e scuole di cinema, ecc. CINEMARCORD, infatti, vuole dare spazio anche a quei piccoli editori specializzati in cinema o che hanno un nutrito catalogo di opere dedicate alla Settima Arte
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Recensione a cura di Filippo Baracchi – 3 Gennaio 2015
Paolo Cavara, un autore nascosto. Bolognese, ecologista, antropologo, sempre alla ricerca di personaggi non convenzionali, particolarmente attento verso i perdenti, i sentimenti, i rapporti umani. I suoi occhi, abituati ad avventurarsi ed esplorare posti lontani, fin dai primi lavori, hanno raccontato il mondo attraverso quel genere nato negli anni Sessanta, il mondo movie(Mondo Cane, La donna nel mondo, Mondo Cane 2). Capace di sintetizzare finzione e documentario, bellezza e grandiosità della Natura, è stato sempre attento alle differenze e al dettaglio, che nelle sue opere ha elevato a simbolo, espressione peculiare della sua creazione artistica. Profondo conoscitore della modernità, e profondamente critico verso questa, ha intuito per primo la degenerazione socio-culturale italiana traducendola in immagini dal forte impatto visivo (il vecchio editore Rizzoli “si commosse” alla visione di un suo corto girato alla Rinascente di Roma).
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Storie Lariane di grandi registi.
Dopo Haneke e Ferrara, il critico cinematografico Fabrizio Fogliato dedica un libro a Paolo Cavara.
Fortunate coincidenze o tempi ormai maturi? Forse tutte e due le cose, hanno fatto sì che, nel giro di pochi mesi uscissero due libri su Gualtiero Jacopetti e Paolo Cavara, rispettivamente di Stefano Loparco e di Fabrizio Fogliato, dedicati a due dei tre registi dello scandaloso “Mondo Cane”, uscito all’inizio degli anni ’60 e che testimoniano — da posizioni che offrono spunti, anche, di accesa discussione — il tratto comune percorso con l’ideazione e la realizzazione di quel leggendario film che generò tutta una ridda di ipotesi fino alla loro controversa separazione artistica.
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Il 2014 è stato anche l’anno di Paolo Cavara, regista rimosso per troppo tempo nei volumi di storia del cinema. A rendergli giustizia il restauro da parte della Cineteca Nazionale di uno dei capolavori del cineasta, L’occhio selvaggio (1967), presentato all’ultima edizione del Festival di Roma, e la pubblicazione della sceneggiatura del film, edita da Bompiani e curata da Alberto Pezzotta. Non solo, sempre quest’anno sono apparse miracolosamente altre due pubblicazioni: Paolo Cavara. Gli occhi che raccontano il mondo di Fabrizio Fogliato e la riedizione ampliata, riveduta e corretta di un memoir del figlio del regista, Pietro, dal titolo Ricordo di un padre. Paolo Cavara, regista gentiluomo.
Come scrive Fogliato: «Lontano da qualunque forma di intellettualismo Paolo Cavara ha anticipato di decenni temi e dibattiti attuali persino oggi, come quello dell’ecologia e del culto delle apparenze. Ha sempre affrontato gli argomenti più urgenti e scottanti, senza mai alzare la voce, senza mai gridare lo scandalo ma, al contempo, sempre con una fermezza e un rigore che non possono non essergli riconosciuti».
a seguire il programma della giornata
Nonostante il silenzio di gran parte della stampa e della televisione sul Festival di Roma e sulle sue programmazioni, ieri, 24 ottobre alle ore 20, c’era un numeroso pubblico ad assistere nella Sala Gianni Borgna, alla proiezione del restaurato “Occhio selvaggio” di Paolo Cavara. Mi sono trovato sul palco assieme a Philippe Leroy, Lars Bloch, il responsabile Emiliano Morreale e il moderatore Domenico Monetti.
Ciascuno ha parlato del film o, nel caso degli attori, ha raccontato con passione aneddoti e particolari di vita vissuti con Paolo.
La sua opera spazia dal documentario al thriller, dalle commedie con Turi Ferro alla biografia di un frate d’inizio ’900: con titoli come “Mondo cane” e “La tarantola dal ventre nero”, “Il lumacone” e “Atsalut pader”… Paolo Cavara è uno di quei registi che si definiscono eclettici, ma solo perché nella loro carriera si sono dovuti confrontare con le infinite complicazioni dei meccanismi produttivi, alternando magari progetti personali a lavori di matrice più semplicemente professionale.
Un volume di oltre trecento pagine arriva adesso a ripercorrere dall’interno il tragitto di questo autore emiliano, cercando di seguire il filo rosso della sua poetica attraverso un’attività multiforme, interrotta da una morte prematura all’inizio degli anni ’80. S’intitola “Paolo Cavara – Gli occhi che raccontano il mondo” (Il Foglio ed, 2014) ed è scritto da Fabrizio Fogliato con la disponibilità e collaborazione del figlio del regista, Pietro, che ha permesso di accedere a documenti inediti e ha personalmente scritto anche una lunga prefazione.