“Svitol” è il paradigma di una generazione senza più padri (li ha uccisi) alla disperata ricerca di essi.
Gli anni Ottanta sono quelli in cui il cinema si interroga – a ridosso della lotta armata – su un fenomeno il cui crollo risulta tanto verticale quanto drammatico per gli strascichi che lascia nei suoi “addetti” e in coloro che, in un modo o nell’altro, si sono sentiti parte di una “grande rivoluzione” mancata. Il poeta Mario Luzi ‒ nella raccolta del 1979 Al fuoco della controversia ‒ scrive:
Muore ignominiosamente la repubblica. Ignominiosamente la spiano i suoi molti bastardi nei suoi ultimi tormenti.
Nello stesso anno Francesco De Gregori in Viva l’Italia replica:
Viva l’Italia, presa a tradimento, l’Italia assassinata dai giornali e dal cemento […] l’Italia nuda come sempre, l’Italia con gli occhi aperti nella notte triste.