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1968… MODI PER MORIRE

In Italia: ultimo atto. L’altro cinema italiano. Vol 1 – Da Alessandro Blasetti a Massimo Pirri

 

Quello del 1968 è un paradosso straordinario: l’anno che vuole cambiare il mondo, nel cinema italiano diventa l’anno in cui la rivoluzione è negata. I film del biennio 1968-1969 – finora poco storicizzati e affrontati in ordine sparso – visti nel loro complesso disegnano oscuri presagi sul futuro a medio e lungo termine e sono attraversati da un pessimismo, appiccicoso e intransigente, nei confronti di tutto ciò che è cambiamento. La cifra contenutistica è quella della disillusione, già sublimata prima ancora che l’illusione stessa si compia. E’ come se il cinema, tra i medium, fosse l’unico a fare i conti con l’immaturità endemica e le frustrazioni dell’italiano medio, e a mettere in scena la nemesi stessa del “sogno”, anticipando persino i tempi dell’attesa e sospendendo ogni illusione in uno stato di sospensione come è quello della “permanenza del possibile”.

SILVIA E L’AMORE (1968) di Sergio Bergonzelli

In “Italia: Ultimo Atto. L’altro cinema italiano – Vol. 1 – Da Alessandro Blasetti a Massimo Pirri” di Fabrizio Fogliato

[…] Contrassegnato da una serie di vignette che dividono in capitoli e sottocapitoli lo svolgimento (per altro sgangherato e privo di continuità narrativa), insertato con una serie di animazioni esplicative che spesso sfociano nel cattivo gusto (come nel caso di quella “splatter” che mostra la gravidanza extra-uterina), alterna momenti seri e scientifici – con tanto di interviste ad esperti e docenti universitari e blandi tentativi di denuncia con la vicenda del Talidomide – ad altri francamente deprecabili (la definizione della donna come macchina da riproduzione equiparata al distributore automatico del caffè), per sfociare nella crudeltà, gratuita e ingiustificata, delle riprese di aborti e di feti morti.